Con una mossa coraggiosa per affrontare l’impatto ambientale delle importazioni di moda ultra-economiche, la Francia sta valutando la possibilità di implementare una tassa ambientale innovativa su tutte le merci spedite dalla Cina che possono essere localizzate e tracciate utilizzando un sistema numero di identificazione ricerca. La proposta di legge, guidata dal partito dell’ex primo ministro Horizons, ha acceso dibattiti nel parlamento francese e attirato l’attenzione sulle pratiche preoccupanti di marchi di fast fashion come Shein.
Il gigante del fast fashion Shein, con sede a Singapore, ha conquistato una quota di mercato significativa in Francia offrendo articoli di abbigliamento a prezzi sorprendentemente bassi. Con magliette a partire da 1,50 euro e cappotti a 9,99 euro, Shein è diventato un formidabile concorrente nel panorama della vendita al dettaglio francese, nonostante la mancanza di negozi fisici nel paese. Tuttavia, dietro questi cartellini dei prezzi allettanti si celano dati allarmanti preoccupazioni ambientali e segnalazioni di pratiche di lavoro non etiche nelle sue fabbriche cinesi.
Il disegno di legge proposto mira ad affrontare questi problemi imponendo una tassa ambientale sui capi di abbigliamento importati, prendendo di mira in particolare marchi come Shein che si affidano a modelli di moda ultraveloci. Questa tassa cerca di riflettere il vero costo ambientale della produzione e del trasporto associato a queste importazioni a basso costo. Inoltre, il disegno di legge propone restrizioni sulla pubblicità di tali prodotti, in linea con gli sforzi più ampi per promuovere la sostenibilità e combattere il consumo eccessivo.
Al centro del dibattito c’è l’impatto ambientale del fast fashion. I critici sostengono che la produzione di massa e la distribuzione di abbigliamento poco costoso contribuiscono in modo significativo alle emissioni di carbonio, alla generazione di rifiuti e all’esaurimento delle risorse. Secondo a Inchiesta del Time Magazine, Shein da sola è stata responsabile di 6,3 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 in un solo anno, equivalenti alle emissioni di circa un milione di persone. Tali cifre sottolineano l’urgente necessità di misure normative per affrontare l’impronta ambientale dell’industria della moda.
Anne-Cécile Violland, sostenitrice del disegno di legge, sottolinea gli effetti dannosi dell’acquisto di prodotti da rivenditori di moda ultra-economici come Shein. Sottolinea il significativo inquinamento generato dal trasporto di queste merci, che spesso vengono spedite direttamente ai consumatori tramite trasporto aereo. Inoltre, il disegno di legge considera l’impatto della gestione delle acque reflue, riconoscendo le implicazioni ambientali più ampie dei processi di produzione del fast fashion.

La legislazione proposta ha raccolto il sostegno di vari settori, tra cui l’industria tessile francese, che ha lottato per competere con i prezzi offerti dai produttori esteri. Pierre Talamon, presidente della Federazione nazionale francese dell’abbigliamento FNH, sostiene che queste importazioni a basso costo minano le industrie locali e perpetuano una cultura di consumo eccessivo. Critica la natura usa e getta del fast fashion, dove i capi vengono indossati solo una manciata di volte prima di essere scartati.
Olivier Ducatillion, presidente dell’Unione francese delle industrie tessili, fa eco a questi sentimenti, esprimendo solidarietà alle iniziative volte a frenare la concorrenza sleale dei marchi del fast fashion. Sottolinea la necessità di misure normative per garantire condizioni di parità e promuovere pratiche sostenibili all’interno dell’industria della moda.
La proposta di legge trae ispirazione dalla legge Climat et Résilience del 2021, che mira a raggiungere una riduzione del 40% delle emissioni di carbonio entro il 2030. Allineandosi con obiettivi ambientali più ampi, la legislazione sottolinea l’impegno della Francia nell’affrontare il cambiamento climatico e promuovere la sostenibilità in tutti i settori. Oltre a vietare la pubblicità di capi di abbigliamento importati, il disegno di legge propone un sovrapprezzo del 50% sul prezzo di acquisto di ciascun capo, fino a un massimo di 10 euro. Questa misura mira a incentivare i consumatori a prendere decisioni di acquisto più consapevoli e riflettere il costo reale del fast fashion sull’ambiente.
In risposta alla legislazione proposta, Shein ha dichiarato il proprio impegno per lo sviluppo sostenibile e l’impegno sociale. Tuttavia, i critici rimangono scettici riguardo alle affermazioni dell’azienda, citando le continue preoccupazioni sulle sue pratiche ambientali e lavorative. Il dibattito sulla tassa ambientale sulle importazioni di moda a basso costo sottolinea le sfide più ampie che l’industria della moda deve affrontare e l’urgente necessità di un’azione normativa per promuovere la sostenibilità e le pratiche etiche.
Mentre la Francia affronta le complessità di regolamentare le importazioni di fast fashion, la legislazione proposta rappresenta un passo fondamentale verso la promozione di un’industria della moda più sostenibile ed equa. Affrontando gli impatti ambientali e sociali della moda ultra economica, la Francia mira a aprire la strada alla promozione del consumo responsabile e alla mitigazione degli effetti dannosi della fast fashion sul pianeta.
Credito immagine in primo piano: Hanna Morgan/Unsplash