I licenziamenti della Boeing si aggravano mentre il colosso aerospaziale taglia quasi 2.200 posti di lavoro nello stato di Washington. I licenziamenti, parte di una più ampia riduzione di circa 17.000 posti di lavoro a livello globale, mirano a razionalizzare le operazioni dopo le recenti difficoltà finanziarie e gli scioperi significativi. Boeing ha annunciato i tagli ai posti di lavoro mentre è alle prese con problemi di eccesso di personale a seguito di uno sciopero durato quasi due mesi.
Boeing taglia quasi 2.200 posti di lavoro nello stato di Washington
La società ha presentato un avviso al Dipartimento per la sicurezza dell’occupazione di Washington indicando che sarebbero stati interessati 2.199 lavoratori, con licenziamenti permanenti previsti a partire dal 20 dicembre. Prima di questi annunci, Boeing impiegava 66.000 lavoratori a Washington. I licenziamenti hanno un impatto su tutte e tre le divisioni Boeing: aerei commerciali, difesa e servizi globali. Inoltre, più di 400 membri della Society of Professional Engineering Employees in Aerospace (SPEEA) hanno ricevuto avvisi la scorsa settimana, anche se la loro buonuscita consentirà loro di rimanere sul libro paga fino a metà gennaio.
La decisione di Boeing di ridurre la propria forza lavoro fa seguito a sfide sostanziali, tra cui un lungo sciopero dei macchinisti e continui problemi di qualità della produzione. Lo sciopero ha coinvolto oltre 33.000 membri della sezione locale dell’Associazione Internazionale dei Macchinisti (IAM) e ha paralizzato la produzione nelle fabbriche chiave. L’amministratore delegato Kelly Ortberg ha osservato durante una teleconferenza di ottobre che i licenziamenti erano il risultato della necessità di adattarsi alla “realtà finanziaria e a una serie di priorità più mirate” piuttosto che essere causati direttamente dallo sciopero.
Boeing ha dovuto affrontare gravi turbolenze finanziarie dopo i due incidenti mortali del suo aereo di linea 737 Max nel 2018 e nel 2019, che hanno causato complessivamente 346 vittime. La reputazione della compagnia è ulteriormente peggiorata dopo lo scoppio della fusoliera di un aereo dell’Alaska Airlines all’inizio di quest’anno. I ritmi di produzione avevano già subito rallentamenti significativi e la Federal Aviation Administration (FAA) stabilì un limite di produzione di 38 aerei al mese per il 737 MAX, che Boeing non riuscì a raggiungere ancor prima che lo sciopero interrompesse l’assemblaggio.
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I drastici tagli di Boeing riflettono la sua continua lotta per stabilizzare le operazioni. Alla fine dello scorso anno l’azienda contava circa 170.000 dipendenti in tutto il mondo e l’annuncio dei licenziamenti segnala gravi aggiustamenti in quella che una volta era una forza lavoro solida. Gli imminenti licenziamenti avranno effetti a catena, non solo per Boeing ma in tutto il settore aerospaziale, che sente anche la pressione della riduzione della domanda e dei problemi di produzione.
Mentre Boeing ristruttura la sua forza lavoro, i licenziamenti sono significativi per lo stato di Washington, che ospita gli stabilimenti produttivi più antichi e vitali della Boeing, compresi quelli che producono la linea 737 più venduta. La forte attenzione al taglio dei costi influenzerà inevitabilmente i dipendenti, molti dei quali hanno dedicato anni all’azienda, così come l’economia delle comunità circostanti che dipendono dalla presenza operativa di Boeing.
Credito immagine in primo piano: Sven Piper/Unsplash