Jeff Bezos ha espresso ottimismo su un potenziale secondo mandato per il presidente Donald Trump, sottolineando la sua volontà di impegnarsi in discussioni sui media e sulla regolamentazione durante la conferenza stampa del New York Times. Vertice DealBook il 4 dicembre 2024. Bezos intende persuadere Trump a non considerare la stampa come un avversario, affermando: “Non penso che la stampa sia il nemico”. Lo ha menzionato nonostante una storia di conflitti con Trump, in particolare durante la prima amministrazione dell’ex presidente.
Bezos esprime ottimismo per il potenziale secondo mandato di Trump
Bezos ha espresso la speranza per un rapporto più costruttivo tra Trump e i media in una seconda amministrazione, dicendo che avrebbe “cercato di parlare [Trump] fuori” dalla sua posizione contraddittoria. Il fondatore di Amazon ha riconosciuto la precedente animosità tra i due, evidenziando le critiche di Trump a Bezos, Amazon e al Washington Post, definendolo “The Fake News Washington Post” durante il suo primo mandato. Al contrario, Bezos ha notato una prospettiva più positiva con il recente approccio di Trump, affermando: “Questa volta sono molto ottimista”.
Durante il vertice, Bezos ha anche ribadito l’impegno a contribuire a ridurre le normative sotto l’amministrazione Trump, affermando: “Se posso aiutarlo a farlo, lo aiuterò”. Ha affermato di considerare Trump potenzialmente ricettivo verso questo obiettivo, menzionando “l’energia del presidente nel ridurre la regolamentazione”. Questa prospettiva contrasta nettamente con le tensioni del primo mandato di Trump, in cui Bezos ha spesso dovuto affrontare critiche pubbliche.
Bezos ha difeso la sua controversa decisione di bloccare l’appoggio del Washington Post al vicepresidente democratico Kamala Harris poco prima delle recenti elezioni, una mossa che ha portato a significative reazioni, comprese le dimissioni da quasi un terzo del comitato editoriale del giornale. Ha chiarito: “Sono orgoglioso della decisione che abbiamo preso, ed è stata tutt’altro che codarda”, nonostante le critiche da parte dello staff e la cancellazione di massa degli abbonamenti.
Dopo aver notato le reazioni critiche, Bezos ha riconosciuto: “Sapevamo che questo sarebbe stato percepito in grande stile, queste cose vanno oltre il loro peso”. Ha sottolineato la necessità di “una voce credibile, affidabile e indipendente” nel giornalismo, indicando che il pregiudizio percepito derivante dalle sponsorizzazioni ha pesato pesantemente sulla decisione. “Siamo alle prese con un problema con cui lottano tutti i media tradizionali, che rappresenta una perdita di fiducia molto difficile e significativa”, ha affermato.
Bezos ha affrontato ulteriormente l’impatto della percezione dei media e le potenziali ritorsioni sulle sue iniziative imprenditoriali. Ha respinto le insinuazioni secondo cui le preoccupazioni per Amazon e Blue Origin avrebbero influenzato la decisione di non approvazione affermando che “questo non era certamente nella mia mente”. Ha sottolineato la solida copertura del giornale su tutte le amministrazioni presidenziali, sottolineando l’intenzione di mantenere una voce editoriale indipendente.
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Il Washington Post ha dovuto affrontare continue sfide legate alla diminuzione del traffico di pubblico e degli abbonamenti da quando Bezos ha acquistato la pubblicazione nel 2013 per 250 milioni di dollari. In risposta, ha accennato a potenziali strategie per rivitalizzare il giornale, affermando: “Ho un sacco di idee e ci sto lavorando proprio adesso. E ho un paio di piccole invenzioni lì.
Bezos non è l’unico leader tecnologico a dialogare con Trump. Anche il CEO di Meta, Mark Zuckerberg, ha cercato un ruolo “attivo” nelle discussioni politiche con l’amministrazione entrante, riflettendo una tendenza più ampia tra i principali dirigenti tecnologici. Al vertice, Bezos ha sottolineato di non essere preoccupato per eventuali implicazioni competitive delle relazioni di Trump con altri miliardari della tecnologia, incluso Elon Musk, affermando di prendere le promesse di Musk per “valore nominale”.
Il CEO di Alphabet, Sundar Pichai, ha notato un’attenzione particolare alla competitività americana nella tecnologia, compresa l’intelligenza artificiale, durante le sue interazioni separate con Trump. Resta da vedere come queste relazioni modelleranno la politica tecnologica e l’ambiente dei media.
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